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mercoledì 14 settembre 2011

Hollywood!!!!

Sta incastonato in mezzo a Beverly Hills come una piccola gemma dai colori cangianti e non si può certo dire che gli manchi la verve, né lo stile. Io a Hollywood ci ho vissuto per un mese e viverci significa soprattutto camminare per le sue strade e respirare l’atmosfera bizzarra e talvolta un po’ retrò dei suoi caffè antichi, che ti si piazzano davanti quasi stupendoti visto che magari due isolati più avanti ci trovi Borders, libreria standardizzata che ti catapulta nella globalizzazione e ti fa dimenticare di essere proprio lì, a Hollywood. Los Angeles non ha una sola faccia. Grazie tante, direte, sbagliandovi. Perché vi assicuro che lì le contraddizioni sono tante. E grosse. Hollywood, dove ho vissuto, è il simpatico quartiere degli artisti, di chi sogna. Facile alla sera incontrare aspiranti registi (anche italiani) e musicisti, ancora più semplice al pomeriggio imbattersi tra una stradina e l’altra bizzarri personaggi tutti occhiale da sole. È questo il fascino di Hollywood. Da qui, con l’automobile (i losangelini la vivono proprio come una protesi di sé stessi, guai a uscire di casa senza) si vola verso Beverly Hills. Questa è la Los Angeles più ricca e irraggiungibile. Il sogno americano legato al dio denaro. Viali ampi e alberati. Negozi chic. Non un’ombra di parcheggio. Perché la macchina, qui, la lasci al maggiordomo, è lui che te la parcheggia e te la riporta indietro. Tutto alla modica cifra di sette dollari all’ora (cinque euro, più o meno). Qui ci abita e ci lavora chi raccoglie i frutti di quella colorata e “cartoonesca” macchina produttiva che è Hollywood. Perché di questo si tratta. Di un’enorme e rocambolesca macchina produttiva. Lo dimostrano le conferenze stampa, o, se vogliamo fare gli americani, i junket. Spesso sono a Santa Monica, che s’adagia sul mare con spiagge lunghissime e hotel lussuosi. Ecco, proprio in uno di questi ho partecipato ad un junket della Paramount. Arrivi, lasci l’auto al maggiordomo (questa volta gratuitamente) e abbassando gli occhi, ecco il tappeto rosso (non sto scherzando). E poi giornalisti da tutto il mondo, aperitivi, pranzi, ambiente tanto chic quanto falso. Lo scopo è vendere l’ennesimo film (in questo caso DVD in tre D). E il giornalista è l’imbonitore. Tappeti rossi e luci alla ribalta, signori, siamo a Hollywood.


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